«Le nostre donne, le nostre infermiere, rappresentano in assoluto, con il 70% dei casi, le vittime sacrificali del comparto, in merito alle deprecabili violenze perpetrate ai danni degli operatori sanitari. Le nostre professioniste, questo è bene saperlo, si stanno già dimettendo a raffica, da tempo dalla sanità pubblica. Circa 2mila tra infermieri, ma anche OSS, nel 2021 hanno lasciato i nostri ospedali».
ROMA 12 GENN 2023 - «Sdegno, profondo dolore, rabbia: sono questi i sentimenti che i vertici del nostro sindacato vogliono esprimere pubblicamente, e naturalmente profonda vicinanza umana e professionale alla vittima e alla sua famiglia, in merito a quanto accaduto alla Dottoressa Adelaide Andriani, la 28enne specializzanda che in Friuli, all'ospesale Gervasutta di Udine, durante il turno notturno da guardia medica, lasciata sola, nei giorni scorsi, è stata oggetto di un tentato strangolamento da parte di un paziente fino a rischiare la propria vita.
Ci mettiamo nei panni della madre, del padre, degli amici più cari: i suoi segni sul collo che in queste ore appaiono sui principali media italiani, rappresentano quanto di più terribile e vergognoso possa accadere in un Paese civile.
E’ impensabile, che un professionista, sia esso medico o infermiere, e che in particolare una donna, magari madre sua volta, debba subire tutto questo, finendo in un vortice di violenza assolutamente ingiustificabile.
Ma soprattutto mi permetto di dire, includendo ciò che accade a tutti gli operatori sanitari, nessuno escluso, ci troviamo avvolti in una coltre buia, quella di una profonda mala cultura, dove i cittadini, alle prese con i disservizi di una sanità allo sbando, scaricano sui nostri operatori sanitari tutta la loro frustrazione».
Così Antonio De Palma, Presidente Nazionale del Nursing Up.
«Non possiamo dimenticare che gli infermieri rappresentano in assoluto (lo confermano i dati incrociati Inail, Istituto Superiore Sanità e Croce Rossa), la categoria di professionisti che subisce maggiormente violenze fisiche e verbali.
Fino a 5mila casi conclamati ogni anno, riguardano solo i nostri infermieri e il 70% di chi subisce queste aggressioni è rappresentato da donne, madri, sorelle, che arrivano a vedersi puntare in faccia anche una pistola, come accaduto a dicembre ad una nostra operatrice del 118 di Napoli, perché non dimentichiamoci che le violenze vengono anche e spesso consumate al di fuori degli ospedali.
Comprendiamo perfettamente la volontà della Dottoressa Andriani di dimettersi e lasciare la professione, denunciando di avere già subito in precedenza ben due aggressioni.
I nostri infermieri hanno già intrapreso da tempo questa strada: solo nel 2021 ben 2mila colleghi tra infermieri, ma anche tra gli OSS, hanno lasciato la sanità pubblica, in particolare coloro che lavorano ogni giorno nell’inferno dei pronto soccorsi.
Tutto questo, non lo possiamo ignorare, inficia drammaticamente la qualità di prestazioni sanitarie che devono già fronteggiare la carenza generata dagli 80mila infermieri mancanti, in considerazione del fatto che le decine e decine di professionisti che restano a casa, alle prese con ecchimosi da aggressioni (nella migliore delle ipotesi) e stress traumatico post violenze, rappresentano altre forze di cui la sanità pubblica deve fare a meno.
Dove sono i presidi di pubblica sicurezza chiesti da noi a gran voce? E cosa volete che ce ne facciamo di leggi che puniscono gli aggressori, solo a fatti tristemente avvenuti, se un medico o un infermiere rischiano addirittura la vita per mano di persone violente che non conoscono le regole della civile convivenza?», chiosa De Palma.